PALAZZETTO DI BAVIERA

Palazzetto Baviera, appartamento nobile con i suoi arredi, Archivio Storico Quaglia-Senigallia C447

Palazzetto Baviera, sito in Senigallia, è stato per cinquecento anni la dimora della nobile famiglia dalla quale ha preso il nome. Edificato nel XV secolo, fu scelto per abitazione dal capostipite della casata gentilizia senigalliese, Giovan Giacomo Baviera (?-1505) arrivato a Senigallia nel 1474. Suo figlio Giovan Francesco (?-1549) vi eseguì molto probabilmente dei lavori di sistemazione e ampliamento quando, nel 1512, acquistò l’edificio. Ma chi diede lustro imperituro al palazzo fu il cavaliere Giuseppe (1530-1591), nipote di Giovan Giacomo. Queste prime tre generazioni della casata sono strettamente connesse con i duchi Della Rovere dei quali i Baviera furono luogotenenti, tesorieri e collaboratori stretti nel governo della città di Senigallia. Giuseppe, infatti, ricevette importanti onorificenze tra cui quella della Milizia Aurata e ottenne la benemerenza dei concittadini per aver bonificato per conto dei duchi le terre acquitrinose e malsane nel circondario della città.

Anticamera, ASQ-Se. C349.

Il cavaliere Giuseppe decise così di abbellire la dimora dei suoi avi con un’opera spettacolare degna del suo alto rango e che potesse stupire gli illustri ospiti ricevuti a palazzo. Nacque in tal modo il ciclo complesso di sorprendenti altorilievi realizzati con la tecnica dello stucco, tornata in auge con il revival del classicismo nel XVI secolo. Il cavaliere Giuseppe scelse un artista al seguito delle maestranze che erano a servizio della corte ducale, Federico Brandani (Urbino 1522/25ca-1575), abile stuccatore che si era avviato alla carriera di decoratore plastico nell’entourage dell’architetto Girolamo Genga, presso il cantiere di villa Imperiale di Pesaro, e che era appena rientrato da Roma per una collaborazione con i fratelli Taddeo e Federico Zuccari, autori nei primi anni Cinquanta della decorazione di villa Giulia. Anch’egli urbinate, dopo queste fondamentali esperienze era ormai un famoso stuccatore quando affrontò la committenza dell’impegnativo ciclo di stucchi per le volte senigalliesi, ultimate nel 1560.

Sala dell'Antico Testamento, ASQ-Se. C755

Si tratta dei soffitti di sei sale dell’appartamento al piano nobile nelle quali l’artista sviluppò temi letterari e mitologici; procedendo secondo una lettura cronologica si inizia dalla Sala dell’Antico Testamento, per poi passare alla Sala di Ercole, attraversando quindi la Sala dell’Iliade si entra nella Sala di Roma Repubblicana per poi procedere nella Sala di Roma Imperiale e terminare nel Camerino della Vittoria. Ricco del bagaglio di motivi e di modelli desunti dalla classicità assorbita dai tanti esempi visti nella città di Roma, Brandani realizzò quello che è il suo capolavoro inserendovi citazioni alla scultura di epoca romana la cui eco della bellezza e perfezione delle forme si sparse presto in tutte le corti italiane proprio grazie agli artisti che ne replicavano i motivi come per esempio il Laocoonte o la statua equestre di Marco Aurelio. Facilmente, tra le dense suggestioni tratte dalla statuaria antica riportate dal Brandani si individuano anche i profili di importanti edifici classici e templari celebri nell’antica Roma.

 

Sala delle fatiche di Ercole, ASQ-Se C347

Scrigno di un tesoro così prezioso, il palazzetto divenne un bene inalienabile per la famiglia Baviera, che nel 1665 acquisì il titolo marchionale. I numerosi discendenti continuarono ad utilizzare il più bel palazzo di famiglia come dimora di rappresentanza anche quando nel XVIII secolo si erano ormai costruiti un edificio ben più monumentale lungo il corso cittadino, nel quale peraltro abitarono il marchese Romualdo Baviera e sua moglie Eleonora Antici, zii del grande poeta Giacomo Leopardi. Palazzetto Baviera, grazie al fascino della classicità esibito negli stucchi, contribuiva ancora dopo secoli alla fama della nobile famiglia e veniva visitato come meta desiderata da illustri viaggiatori del Grand Tour, di moda all’epoca, o che giungevano nella città attirati dalla celebre fiera della Maddalena e dagli spettacoli d’opera allestiti nel grandioso teatro cittadino settecentesco. L’ultima discendente della casata gentilizia ad abitare Palazzetto Baviera fu la marchesa Barbara (1862-1949) che aveva sposato il nobile Ludovico Marazzani Visconti.

didascalia

Il 30 ottobre del 1930 Senigallia fu colpita da un devastante terremoto che danneggiò gravemente la centenaria struttura. Si pensò addirittura in un primo tempo di abbattere il palazzetto ma per fortuna venne attuato un impegnativo progetto di restauro condotto dall’ingegnere Ubaldo Fiorenzi che ce ne ha restituite le forme originarie. È dopo questo radicale intervento che si realizzò la decorazione parietale delle stanze con tappezzerie in voga nel XVIII e XIX secolo. Le sale al piano nobile dell’appartamento arricchite dagli stucchi si presentavano, infatti, nella prima metà del Novecento, rivestite di tessuti serici, ciascuno in delicate tonalità differenti nei vari ambienti, così come possiamo desumere dalla documentazione fotografica coeva. La stanza con il tema dell’Antico Testamento era connotata da un elegante rivestimento damascato in avorio. La Sala delle fatiche di Ercole era rivestita di un tessuto damascato nei toni del rosso pompeiano che faceva splendidamente da sfondo esaltando la pregiata ebanisteria della mobilia e la galleria dei ritratti. Nell’Anticamera e nella Sala dell’Iliade le foto evidenziano dei rivestimenti parietali nelle tonalità rispettivamente di giallo tenue e ocra. Si differenziavano le sale di Roma Repubblicana e Roma Imperiale per l’utilizzo di una tappezzeria in tessuto gobelin di gusto romantico, dai toni scuri giocati su molteplici variazioni cromatiche dei verdi e diverse sfumature dei beige e dei marroni chiari.

Sala di Roma Repubblicana, Palazzetto Baviera.
Sala di Roma Repubblicana, particolare

Tra gli elementi vegetali, gli alberi e la vegetazione arbustiva del sottobosco, che nettamente si distinguono e che un botanico certamente potrebbe riconoscere tanto è alta la qualità del disegno e della tessitura, si scorgono porzioni di un edificio affiancato da una elegante torre terminante con copertura piramidale, squisito elemento decorativo che raccorda armoniosamente la tappezzeria delle pareti con le raffigurazioni degli episodi della Roma antica nelle lunette sovrastanti, magistralmente raffigurati a stucco da Federico Brandani. Come si evince dalle fotografie, in queste due sale la fascia superiore delle pareti è ricoperta dai tessuti jacquard mentre la parte inferiore è stata rivestita dalla boiserie d’epoca. Questi due vani sono gli unici in cui si conserva a tutt’oggi il rivestimento parietale, sebbene possiamo ammirarne la completezza soltanto nella Sala di Roma Repubblicana. La secolare struttura della dimora gentilizia, sopravvissuta al rovinoso terremoto e alle ingiurie dei secoli, è stata abitata dalla marchesa Barbara che, priva di eredi, decise con una devoluzione testamentaria di donarlo al Comune di Senigallia per il godimento dei concittadini e dei visitatori. L’appartamento era stato dotato di moderni radiatori di ghisa in stile liberty con piedini e motivi floreali sui fianchi degli elementi. Oltre che un’innovazione per il riscaldamento degli ambienti, i caloriferi rappresentavano nei primi decenni del secolo un lussuoso complemento delle dimore; a Palazzetto Baviera alcuni di questi radiatori erano addirittura dotati di scaldavivande.

Nel XVIII secolo i marchesi Baviera avendo numerosi discendenti si erano costruiti anche il monumentale palazzo lungo il corso cittadino. E proprio qui, grazie alle testimonianze fotografiche raccolte per documentare i rovinosi danni causati dal sisma del 1930, si può osservare la tappezzeria che rivestiva la stanza dell’oratorio privato nell’appartamento dei marchesi Romualdo Baviera ed Eleonora Antici zii, come si è detto, del grande poeta Giacomo Leopardi. Il matrimonio avvenne nel 1806 ed è probabile che questa decorazione venisse realizzata per l’occasione, voluta dalla giovane e pia sposa recanatese. L’appartamento non esiste più, troppo danneggiato in seguito al terremoto, fu abbattuto completamente; sono sopravvissute le fotografie dell’epoca che ci documentano il gusto raffinato dei marchesi Baviera.

Palazzo Baviera-Angelini, oratorio domestico, 1930, Biblioteca Comunale Senigallia, album 11 n°877.

Testo e immagini fotografiche di Marina Mancini.

Le cartoline illustrate sono di proprietà dell’Archivio Storico Quaglia di Senigallia che si ringrazia.

Riferimenti bibliografici:

Genealogia della famiglia Baviera stabilita nella città di Sinigaglia, ms XVIII secolo; A. Baviera, Gli zii di Senigallia di Giacomo Leopardi, Scuola Tipografica Marchigiana, (1931), Senigallia 1934; A. Baviera, La Piazza del Duca, Tipografia Marchigiana, Senigallia 1971; A. Mencucci, (a cura di), Il Marchese Dr. Alessandro Baviera, Tipografia Marchigiana, Senigallia 1977; I. Antonietti, C. Nardini, (a cura di), I soffitti del Palazzetto Baviera, Tipolito Commerciale, Marzocca 1995; B. Ruggeri, Il ramo senigalliese della famiglia Baviera, Tecnostampa, Ostra Vetere 2007; M. Mancini, Palazzetto Baviera di Senigallia: la nobile famiglia e il mito di Ercole, Ventura Edizioni, Fermo 2023.

Decorazione realizzata per lo Shop Wallovely da Davide Recanatini, "Bosco Baviera", ispirato dalle decorazioni a boschereccia di gusto neoclassico, all'interno del Palazzetto Baviera a Senigallia.